Nome latino Ruscus aculeatus L.
Nome italiano Pungitopo
Famiglia Asparagaceae
Descrizione
È un piccolo arbusto sempreverde, selvatico, verde cupo in inverno, con rizoma robusto, spesso ramificato, provvisto nella parte inferiore di grosse radici, quasi mai ramificate. Dagli apici dei rizomi si originano fusti alti oltre sessanta cm, lignificati alla base, rigidi, semplici inferiormente e fortemente ramificati in alto, portanti i cladodi, false foglie costituite dal fusto appiattito che terminano con una punta appiattita e pungente, hanno nervature più o meno parallele.
Le vere foglie sono piccolissime, alcuni mm di lunghezza, di forma triangolare o lanceolata, inserite al centro dei cladodi. I fiori sono inseriti isolati, raramente appaiati, all’ascella delle vere foglie, hanno un involucro composto da sei tepali: i tre esterni sono ovali o ellittici, i tre interni sono lanceolati o lineari, di colore verdastro talvolta soffuso di bruno.
Il frutto È una bacca sferica di colore rosso vivo contenente uno o più raramente due semi.
Condizioni di crescita e habitat
È pianta tipicamente planiziale, collinare, indifferente ai suoli calcarei o silicei, di scarsa esigenza idrica, pH tendenzialmente basico, esigente in sostanza organica, ma non eutrofica. Pianta di lentissima crescita, ma frugale.
Si semina togliendo la polpa della bacca, in vivaio e si trapianta dopo due anni in boschi molto densi delle fasce temperato calde, avendo cura di impedire alle lumache di mangiare i giovani getti, in primavera. È infatti una specie ad areale mediterraneo.
Per aumentarne la bellezza e la produttività, si concima con compost derivato da scorza di albero.
Usi culinari e proprietà fitoterapiche
Si usano i giovani polloni che vanno raccolti prima che lignifichino, lessati e mangiati come gli asparagi. In passato i semi venivano raccolti, seccati, tostati per bevande simili al caffè.
Le gemme venivano usate in insalate cotte o crude miste, passate al forno, saltate al burro, frittate, impiegate nei risotti, nelle minestre, in creme di verdura o puree.
Viene adoperato nella preparazione dello sciroppo alle cinque radici, insieme ai rizomi di finocchio selvatico, sedano selvatico, asparago e prezzemolo.
I getti carnosi sono croccanti, amari, aromatici. Utilizzata in risotto, risotto coi rustegot, e nella grappa, grapa ai rustegot.
Ha proprietà astringenti, antiinfiammatorie, protettrici vasali, diuretiche, sudorifere.
I principi attivi sono fitosteroli, piccole quantità di olio essenziale, tannini e ruscogenine.
È utilizzato in preparati atti a stimolare la secrezione urinaria, eliminare piccoli calcoli, combattere l’obesità da ritenzione di acqua, la nefrite e l’itterizia.
In passato era utilizzato per alleviare la gotta, il reumatismo articolare, le uretriti e la gonorrea.
I principi attivi del rizoma, la ruscogenina e la neoruscogenina hanno provata azione vasocostrittrice antiinfiammatoria e normalizzante dei vasi sanguigni, utile nel trattamento delle varici e dei disturbi delle emorroidi.
Si aggiungono benefici effetti contro i geloni, la dilatazione dei piccoli vasi superficiali, il gonfiore degli arti inferiori.
Il rizoma ha proprietà diuretiche, depurative e antiinfiammatorie delle vie urinarie, coadiuvante del trattamento delle emorroidi e delle varici:
Storia e tradizioni
La parola “rustegot” richiama il fatto che la pianta è ispida, rigida, amara e quelli che la consumano sono i rustici, in somma cibo da villani. Il pungitopo veniva raccolto stando attenti a non essere osservati perché cresceva in luoghi boschivi proprietà dei potenti signori locali, sorvegliati dai loro fattori.
Gli animali allevati la evitano, così si è salvata nei boschi delle proprietà signorili, ma estinta da quelle dei contadini che non risparmiavano nulla, spinti dalla fame. Qualche cultore della natura, la coltivava nel segreto dell’orticello, per disporre dei rametti da attaccare in soffitta e in cantina, a difesa degli insaccati suini dai topi.
Bibliografia e Sitografia
AA.VV., Scoprire riconoscere usare le erbe, Milano 1977.