Bieta selvatica

Nome latino Beta vulgaris ssp.maritima L. Arcang.

Nome italiano Bieta selvatica

Famiglia Chenopodiaceae

Mese di semina IV
Mese di raccolta III-VI
Leggero
Irrigazione basso

Descrizione

Pianta erbacea per lo più perenne con radice fittonante non ingrossata (a differenza delle specie coltivate, da zucchero e delle rape da orto). Ha fusto alto 20-80 cm, eretto; cespo fogliare costituito da foglie spatolate con un lungo picciolo di 8-13 cm. La lamina, arrotondate all'apice ed ondulate sul bordo, di forma ellittica e carnosa, verde scuro nella pagina superiore e verde chiaro in quella inferiore. I fiori sono piccoli, verdi, disposti in glomeruli. Fiorisce prevalentemente nel trimestre di Giugno-Agosto


Condizioni di crescita e habitat 

È una pianta selvatica da cui l’uomo attraverso antichi incroci ha selezionato molte varietà coltivate, che a loro volta tendono ad inselvatichirsi facilmente. Grazie all'elevata resistenza alla salsedine allo stato selvatico tende a crescere bene sui terreni a margine delle barene e dei litorali caratterizzati da debole salinità dove si sviluppa in particolare in autunno ed in primavera quando le piogge ne riducono la salinità pur proibitiva per gran parte delle altre piante. Si semina direttamente a dimora da metà Aprile su file o a spaglio con densità di 30-40 piante al m2. Si può coltivare in vivaio e poi trapiantare a scalare in pieno campo.  Predilige terreni ben drenati e può crescere su terreni molto alcalini sempre comunque in piena luce. Si raccoglie tra i mesi di marzo e giugno.


Usi culinari e proprietà fitoterapiche

Di facile utilizzo in cucina grazie al suo sapore delicato e gradevole, il tenore in ferro e vitamine ne fa anche un alimento molto utile. In cucina si consumano i nuovi getti e le foglie tenere in minestre di verdure e zuppe con legumi, come ripieni per torte salate, pasticci, focacce e ravioli, lessate e saltate in padella, con limone o aceto di vino, talvolta in accompagnamento a piatti di pesce e in frittate.

Sapore dolce e leggermente acidulo, quest'ultimo specialmente nei germogli e nelle giovani foglie. La consistenza ricorda quella delle bietole da costa coltivate, mentre risultano maggiormente vivaci e brillanti nel colore.

Tra i piatti tipici: ravioli con ripieno di bieta, zuppa di bieta e fave, focaccia ripiena di bieta. 

Pianta particolarmente ricca di ferro, adatta ad integrare l'organismo carente di questo elemento, utilizzando il succo delle foglie o esse stesse come alimento. L' intera pianta è comunque commestibile e contenente anche vitamine C, A ed E, per questo veniva usata a scopo terapeutico per le proprietà antianemiche ed disinfettanti. In passato l'uso più importante era come cura contro i tumori dell'apparato digerente. Il decotto di foglie veniva assunto perché ritenuto diuretico e depurativo.


Storia e tradizioni

Il luogo di origine della bieta selvatica sono le coste del bacino mediterraneo e quelle atlantiche dalla penisola iberica fino all'Inghilterra. Conosciuta e consumata sin dall'antichità sia nella specie spontanea che nelle varietà domestiche. Nel Settecento a seguito della scoperta del saccarosio nelle radici della Beta vulgaris si ottennero varietà sempre più ricche di zucchero sino ad arrivare alle attuali barbabietole da zucchero. Ha usi sia veterinari che cosmetici. La bieta selvatica è oggetto di interesse scientifico perché è stata la progenitrice di tutte le bietole coltivate ed ha caratteristiche genetiche di resistenza ad importanti patologie che colpiscono le bietole coltivate.


Bibliografia e Sitografia

N. ANORE’, D. CALZAVARA, L. SALVIATO, La vegetazione delle barene, Venezia1984.

G.CANIATO , E. TURRI, M. ZANETTI, La laguna di Venezia, Verona 1995.

Pignatti S., 1982 - Flora d'Italia. Vol. 1 Edagricole, Bologna.

http://www.piantespontaneeincucina.info/documenti/.../beta_vulgaris_maritima.pdf

http://www.atlantedellalaguna.it

http://www.actaplantarum.org/flora/flora_info.php?id=1190

Situati nei seguenti giardini e sezioni tematiche:

Orto del Brenta