Erba dei Tartari

Nome latino Crambe tataria Sebeok

Nome italiano Erba dei Tartari

Famiglia Brassicaceae

Mese di semina VII. - IX.
Leggero ☀️☀️☀️
Irrigazione basso

Descrizione 

È una pianta erbacea biennale alta dai 60 ai 120 cm, il fusto è diritto molto ramificato, l'insieme di fusto e rami assume un aspetto di cespo globoso. 

Durante il primo anno si sviluppano dal seme fusto, rami e foglie; il secondo anno avviene la fioritura e la fruttificazione. Quando quest'ultima è matura, il cespo ormai disseccato si stacca dalla radice e rotola sul terreno per opera del vento, che lo trascina qua e là, favorendone la dispersione dei semi. Possiede foglie, basali (larghe circa 20 e lunghe fino a 40 cm) profondamente incise fino alla nervatura centrale. I fiori ermafroditi composto da 4 sepali e 4 petali bianchi di 6-7 mm, creano interessanti infiorescenze “nuvolette bianche”. I frutti secchi sono delle siliquette di 5-6 mm.


Condizioni di crescita e habitat 

L'erba dei Tartari è una specie di origine steppica con areale esteso sino alla Siberia meridionale, in Italia è presente soltanto in Friuli “trattandosi di pianta spontanea rara”, e in particolare nella zona dei Magredi situato nella zona centrale dell'alta pianura friulana occidentale. La si può incontrare soprattutto nelle aree sassose dei Magredi. I principali fattori che minacciano questa specie sono la riduzione del suo habitat, soprattutto per la creazione di nuovi seminativi, che l’eutrofizzazione dovuta allo spargimento di sostanze azotate. La pianta fiorisce fra maggio e giugno e si  autosemina in autunno.


Usi culinari e proprietà fitoterapiche

 “Gli abitatori di quelle regioni mangiano i teneri germogli e principalmente le radici di questo vegetale, bollite o crude a guisa d’insalata le quali voglionsi però usare appena cavate da terra, perché esposte all’aria per alcun tempo s’induriscono ed acquistano un’amarezza insopportabile” (Nuova enciclopedia popolare, ovvero Dizionario generale di ..., Volumi 1-12)


Storia e tradizioni

Una vecchia leggenda racconta che la pianta sia stata inavvertitamente portata in Italia, in particolare in Friuli Venezia Giulia, dalle invasioni degli Ungari intorno all'anno 1000, sotto gli zoccoli dei cavalli, provenendo dalle steppe ungheresi; ma è più facile credere che quelle genti l'abbiano volutamente portata con sé per il suo valore alimentare, intendendo coltivarla anche nelle loro nuove terre di conquista.

Il nome generico deriva dal greco 'krambe' (cavolo), quello specifico si riferisce ai Tatari (o Tartari), antico popolo eurasiatico nomade delle steppe. 



Bibliografia e Sitografia

http://mitel.dimi.uniud.it/flora/scheda.php?id=334

http://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=11034

http://dryades.units.it/FVG/index.php?procedure=taxon_page&id=1684&num=2631

Fabian S. 2001. Magredi un territorio da scoprire. Edizioni Biblioteca dell’immagine.

Nuova enciclopedia popolare, ovvero Dizionario generale di ..., Volumi 1-12 - anno 1840

Situati nei seguenti giardini e sezioni tematiche:

Friul