Portulaca

Nome latino Portulaca oleracea L.

Nome italiano Portulaca

Famiglia Portulacaceae

Mese di raccolta III-IX
Leggero ☀️☀️☀️
Irrigazione basso

Descrizione

È una specie erbacea selvatica annuale con fusti glabri rossastri sdraiati sul terreno, carnosi, succosi. Anche le foglie sono carnose, sessili, disposte opposte a due a due nella parte inferiore, alterne nella mediana, a verticillo nella parte apicale della pianta. Hanno forma obovata, cioè cuneata alla base e allargato tondeggiante all’apice. I fiori gialli piccoli, inseriti all’ascella dei getti sommitali, hanno calice a coppa con due lobi laterali presto caduchi. Il frutto è una capsula ovale con apice ristretto a punta, che si scoperchia liberando i semi nerastri.


Condizioni di crescita e habitat 

Si semina o lascia andare a seme una pianta. Il terreno deve essere smosso e lasciato nudo al sole per almeno tre volte da Marzo a Maggio poi, con le temperature estive germineranno le piante di portulaca e si effettueranno raccolte di diradamento lasciando andare a seme le piante migliori.

Successivamente si freserà il terreno e lo si lascerà nudo al sole, irrigandolo per favorire la moltiplicazione per talea della portulaca rimanente che ricomincerà il ciclo vegetativo mentre nuove plantule da seme contemporaneamente nasceranno. La pianta ben si consocia alle colture orticole sarchiate o zappate, purché prive di pacciamatura.


Usi culinari e proprietà fitoterapiche

La pianta poco apprezzata in Veneto si può consumare in insalata, fresca o cotta anche se è meglio non cuocerla per evitare l’irrancidimento degli omega 3. 

Ha gusto acidulo e consistenza carnosa e croccante, ma non succosa. Utilizzata in Erbe cote, misto di erbe cotte e in insaeata mist,  insalata mista.

Ha proprietà dissetanti, rinfrescanti, antinfiammatorie, depurative, una delle poche specie ricche di omega-tre, e fonte di vitamina C. Cotta perde gran parte delle sue valenze fitoterapiche.


Storia e tradizioni

Questa pianta veniva reputata “da maiali” perché era data in quantità a questi che se ne cibavano avidamente negli orti zappati e battuti dal sole. Il maiale, in gran parte erbivoro, veniva obbligato ad una dieta di cereali con un’alimentazione povera di vitamine e verzure, sicché ne sentivano urgente necessità.


Bibliografia e Sitografia

AA.VV., Scoprire riconoscere usare le erbe, Milano 1977.

Situati nei seguenti giardini e sezioni tematiche:

Orto del Brenta

Friul