Nome latino Silene latifolia subsp. alba (Mill.) Greuter & Burdet
Nome italiano Silene bianca
Famiglia Caryophyllaceae
Descrizione
È una pianta erbacea selvatica perenne lunga fino a 70 cm; ha fusti prostrati o ascendenti e foglie ovali allungate lungamente villosi. I fusti terminano ramificandosi e portando fascetti di fiori.
Le foglie sono elittico-lanceolate, di 5-10 cm le maggiori generalmente con un fascetto di foglie minori all’ascella.
I fiori hanno petali candidi con lembo bilobo su metà lunghezza e sono portati da peduncoli di 1-3 cm eretti, inoltre hanno calice piriforme nei fiori femminili di 12 x 20-25 mm, compresi i denti che sono ottusi e lunghi metà del tubo.
La capsula alla deiscenza, libera semi neri.
Condizioni di crescita e habitat
È specie di luoghi caratterizzati da ricchezza di nutrienti con modesta disponibilità idrica anche fuori dalla primavera, pieno sole e moderato disturbo del suolo ad opera di animale.
È pianta planiziale, collinare, indifferente al calcio e alla silice, di modesta esigenza idrica, pH tendenzialmente alcalino, esigente in sostanza organica, ma non eutrofica. Pianta non tenace incapace di ampie popolazioni, che sembrano essere legate alla presenza dell’insediamento umano.
Trova possibilità di diffusione negli orti abbandonati, luoghi assolati concimati, liberi da dinamiche di naturalizzazione completa.
Si semina in Agosto nell’orto in autunno e si abbandona da ogni cura salvo irrigare moderatamente nei picchi di secco estivo.
Usi culinari e proprietà fitoterapiche
La pianta si può consumare prima della fioritura, usando i germogli per minestre, torte salate, frittate e ripieno di tortelli.
Ha caratteristico gusto erbaceo, molto simile alla silene dei prati, più conosciuta. Al palato si presenta morbida e saporita. Utilizzata nel risotto, risotto coe recie de lievaro.
La pianta non viene considerata nella farmacopea, ma per comparazione con la specie Silene vulgaris si ritiene che sia pianta depurativa del sangue, coleretica, depurativa e antianemica.
Storia e tradizioni
Considerata poco nella cucina veneta per la sua relativa rarità, abitando coltivi fertili abbandonati e ancor più perché confondibile come plantula con specie dall’odore sgradevole come Erigeron annuus e Conyza canadensis di recente arrivo dall’ America del Nord, che condividono lo stesso habitat spesso soppiantandola. Restava alla mercé solo degli irriducibili amatori del mondo agreste.
La specie è fondamentale per i pronubi notturni, come le falene data la continua antesi che avviene pienamente nelle ore notturne.
Bibliografia e Sitografia
AA.VV., Scoprire riconoscere usare le erbe, Milano 1977