Nome latino Allium sativum L.cfr ecotipo Nino Ferro
Nome italiano Aglio Nino Ferro
Famiglia Liliaceae
Descrizione
È una bulbosa erbacea, annuale nella coltura, di circa 40 cm di altezza.
La pianta presenta un gruppetto di bulbi, fino a 16, detti “spicchi”, foglie trasformate in sottili tuniche bianche, inserite in un “girello”, un dischetto dal quale partono ammassate radici carnosette.
Dal bulbo si innalza un unico fusto che porta le foglie verde glauco, lungamente lanceolate e ripiegate verso il basso, inguainate le une sulle altre. All’apice emerge, nella primavera dopo la coltivazione dei bulbilli, lo scapo fiorale che, dapprima chiuso in una grossa spata avvolgente, si ramifica in numerosi lunghi piccioli portanti fiori a sei tepali bianchi e 6 stami che sovrastano gli altri organi riproduttivi.
Il frutto è una capsula triloculare con 2-3 semi nerastri per loggia.
Condizioni di crescita e habitat
Questo ortaggio da pieno sole viene piantato in Febbraio con sesti di impianto di 20 cm per 20 cm, in terreni moderatamente concimati, tenuto ripulito dalle erbe, rincalzato leggermente in Maggio, e raccolto in Luglio.
Usi culinari e proprietà fitoterapiche
L’aglio Nino Ferro si utilizza nella concia del salame con l’aglio e nei piatti di verdure cotte come il misto di erbe selvatiche, le patate al forno, il polletto (razze primitive affini al Gallus gallus bankiva) arrosto.
L’aglio Nino Ferro ha aromi molto ricchi e rotondi, persistenti, concentrati, quasi mentolati, che gli agli in commercio oggi, hanno perduto.
Tra i piatti tipici Saeado co l’aio, salame con l’aglio, erbe cote, misto di erbe selvatiche primaverili e patate roste, patate al forno con grasso di gallina, rosmarino e aglio.
La ricchezza in vitamine dell’aglio Nino Ferro è sicuramente secondaria e trascurabile rispetto il valore medicinale motivo della sua presenza nella cucina di tutti i popoli.
È consigliato in caso di bronchiti, dolori reumatici, febbri, vermi intestinali. Svolge azione diuretica, antibiotica, balsamica, con alcune controindicazioni importanti, soprattutto se assunto in dosi eccessive.
Storia e tradizioni
Coltivato un tempo ovunque in Veneto, questo ecotipo è probabilmente una antica varietà che, in prove di semina, ha rigenerato popolazioni selvatiche completamente diverse dal coltivato.
Tale retrocessione allo status di selvatico, è costituita da individui di circa 2 cm di diametro del cespo bulbifero, esili ma robustissimi, assolutamente non commestibili da freschi, inidonei a cottura, irritanti il palato.
Il bulbo di tale selvatico, color grigio biancastro, non bianco, si presenta più corto in lunghezza, meno schiacciato e monta a seme nell’anno stesso di messa a dimora portando sul capolino sia teche con seme che bulbilli rotondi.
La pianta per gentile concessione della famiglia Ferro, proviene da un agricoltore (cui si deve il nome), di Busta di Montebelluna, di origine feltrina, che conservava numerose varietà di piante agrarie dalla famiglia replicate per seme.
Bibliografia e Sitografia
http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/aglio.htm